Non sempre i ribelli

possono cambiare il mondo.

Ma mai il mondo potrà cambiare i ribelli

(Alain de Benoist)


venerdì

PER RICORDARE
 TUTTI I CAMERATI 
ASSASSINATI DAL REGIME 
E TROPPO SPESSO DIMENTICATI



E' difficile parlare di chi non c'è più, di chi ha dato la vita per quell'ideale in cui tutti noi crediamo, di chi è stato capace di sacrificare la propria giovinezza in nome di qualcosa di più alto, di più luminoso, di più vero. E' difficile perché qualunque parola sembra inappropriata se usata per descrivere il gesto di ragazzi come noi, che per il solo fatto di aver scelto quella che molti hanno chiamato e continuano a chiamare la "strada sbagliata", quella più difficile, sono morti a vent'anni. E' difficile perché di fronte al sacrificio estremo spesso ci si sente estremamente piccoli e inadeguati e qualunque cosa si dica o si faccia sembra sciocca. E' difficile, ma noi vogliamo provarci lo stesso, seguendo quel filo rosso che ci lega a chi ha percorso prima di noi la strada sulla quale stiamo camminando.
Quello che vogliamo dire a Franco, Francesco, Stefano, Alberto e a tutti quelli che sono con loro nella verde valle lontana e senza tempo dalla quale ci stanno guardando, è che noi ci siamo. Con tutte le nostre debolezze, con la stanchezza e lo scoraggiamento che a volte si fanno davvero pesanti, con piccoli sacrifici quotidiani, che non sono niente se paragonati al loro. Ci siamo, e continuiamo, nel nostro mondo e nel nostro tempo, a percorrere la strada che prima di noi ha visto i loro passi svelti attraversare la vita, consapevoli del fatto che abbiamo scelto di vivere un ideale che va oltre il tempo e oltre la storia, un ideale che ha vissuto in loro e che ora vive in noi.
Ci siamo, e sappiamo che in ogni semplicissimo atto della militanza di ogni giorno, come un'affissione, un volantinaggio, una riunione, un'assemblea, ci sono con noi anche loro. C'è chi il sangue è chiamato a versarlo tutto insieme e chi goccia a goccia: quando ci sentiamo stanchi e scoraggiati, quando ci assalgono i dubbi sulla scelta della militanza, sarà sufficiente pensare a chi, ragazzo di vent'anni come noi, ha versato il suo sangue tutto insieme e ci ha lasciato il dono più prezioso che si possa mai ricevere: un esempio da seguire.




NON TROVERETE I LORO NOMI SUI LIBRI DI STORIA, DI TANTI DI LORO NON TROVERETE I LORO NOMI NEMMENO SUI LIBRI DI QUESTA "NUOVA DESTRA" 
ABATE ORESTE 
ADOBATI PIETRO 
ALFANO BEPPE 
ALIBRANDI ALESSANDRO 
ALIOTTI ANTONINO 
ALVAREZ ALESSANDRO 
ANSELMI FRANCESCO 
ANTONELLI GIULIO 
ASSIRELLI ORLANDO 

AZZI NICO
BASSA ERMINIO 
BIANCHI SCIACCALUNGA LILIANA
BIANCHI SCIACCALUNGA ROSA
BIGONZETTI FRANCO 
BILLI ACHILLE 
BOCCACCIO IVAN 
CALIGIANI ORIO 
CALZOLARI ARMANDO 

CANDURA PROSPERO
CAMPANELLA ANGELO 
CECCHETTI STEFANO 
CECCHIN FRANCESCO 
CIAVATTA FRANCESCO 
CRESCENZI RODOLFO 
CRESCENZO ROBERTO 
CROVACE "MAMMAROSA" RODOLFO 
DE AGAZIO FRANCO 
DE ANGELIS NANNI 
DE NORA PAOLO 
DI NELLA PAOLO
DI VITTORIO MARCO 
DISCALA ELIO 
DOMINICI BENVENUTO 
ESPOSTI GIANCARLO 
FALDUTO ANDREA 
FALVELLA CARLO 
FERRARI SILVIO 

FERRAZZI ANDREA
FERRERO ENRICO 
FERRI VITTORIO 
GATTI FERRUCCIO 
GHISALBERTI FELICE 
GIAQUINTO ALBERTO 
GIRALUCCI GRAZIANO 
GIUDICI BRUNO 
GRILZ ALMERIGO 
JACONIS CARMINE 
LABBATE BRUNO 
LOCATELI "MICHELIN" FRANCO 
LO PRESTI GIUSEPPE
LUPARA SERGIO 
MACCIACCHINI EVA 
MACCIO' DIEGO 
MAGENES GIORGIO 
MAINO ANTONIO 
MANCIA ANGELO 
MANFREDI RICCARDO 
MANGIAMELI FRANCESCO 
MANTAKAS MIKIS 
MANZI LEONARDO 
MASAZZA GIUSEPPE
MASSAIA LEONARDO 
MATTEI STEFANO 
MATTEI VIRGILIO 
MAZZOLA GIUSEPPE 
MEGGIORIN CLAUDIO 
MENEGHINI ENRICO 
MINETTI RICCARDO 
MONTANO SAVERIO 
MORTARI I GINO 
NARDI GIANNI 
NIGRO FRANCESCO 
PAGLIA FRANCESCO 
PAGLIAI PIERLUIGI 
PALLADINO CARMELO 
PEDENOVI ENRICO 
PETRUCCELLI MICHELE 
PISTOLESI ANGELO 
PONTECORVO ADRIANA 
PRINCIPI PIETRO 
RAMELLI SERGIO 
RECCHIONI STEFANO 

SABBADIN LINO
SANTOSTEFANO GIUSEPPE 
SCARCELLA PINO 
SCARPETTI ALDO 

SCIOTTO PIERLUIGI
SPEDICATO WALTER 
TANZI BRUNILDE 
TRAVERSA MARTINO 
TRENTIN STEFANO
VALE GIORGIO 
VENTURINI UGO 
VIVIRITO SALVATORE 
ZAVADIL ANTONIO 
ZAZZI EURO 
ZICCHIERI MARIO 
ZILLI EMANUELE 
ZUCCHIERI MARZIO 


ROMA 8 APRILE 1949 - I FUNERALI DI ACHILLE BILLI

La storia di Achille Billi, morto il 5 aprile del 1949 a Roma

Terminata da poco la seconda guerra mondiale, migliaia di giovani ripresero alcune intuizioni del Regime Fascista appena caduto. I reduci della RSI, decisero di dar vita, cosi, ad un nuovo partito dal nome “Movimento Sociale Italiano” con a capo uno dei leader più carismatici: Giorgio Almirante. In quel periodo, il neofascismo fu  un fenomeno nebuloso,  spesso si muoveva senza alcuna organizzazione e ben diverso dalla preparazione militare dei comunisti  in Emilia 
Romagna. A Roma, come in altre città italiane, il clima era molto teso. Manifestazioni non autorizzate, pestaggi, attentati dinamitardi erano alla base della vita quotidiana. Non mancò il primo caduto di quella stagione. Il 5 aprile 1949, Achille Billi, poco più che ventenne, fu assassinato con un colpo di pistola, Beretta calibro 9, alla nuca e imbavagliato con un fazzoletto tricolore. Il suo corpo fu avvistato da un carabiniere in servizio presso la Marina Militare che giaceva su una barca alla deriva del fiume Tevere. Nato nel 1929, ex volontario della RSI nel battaglione San Marco, iscritto nelle fila del Movimento Sociale Italiano/Arditi d’Italia e militare di professione, Achille Billi, fu considerato uno dei primi caduti del Msi, il primo “Cuore Nero” della storia politica italiana. Al suo funerale, l’8 aprile, quando il feretro uscì dalla chiesa del cimitero di Verano, migliaia di giovani alzarono il braccio per l’ultimo saluto: il saluto romano. La scena fu immortalata dai fotografi presenti alle esequie, e una di quelle fu pubblicata, un mese dopo, su una riviste americana “Life” come copertina settimanale . Il delitto Billi, non fu mai risolto, anzi, passò da omicidio a suicidio. A sostenere questa tesi  fu il Questore di Roma, Saverio Polito, che in un primo momento parlò subito di delitto politico,  otto giorni dopo, presentò alla stampa un dossier nel quale evidenziava che Achille Billi si era suicidato. Come può un uomo, tenere la pistola nella mano destra e puntarla alla parte sinistra della nuca? Mistero.
FONTE: http://www.atuttadestra.net/index.php/archives/9733



IL CIPPO IN MEMORIA DI FRANCESCO NIGRI

ORESTE ABATE

ALESSANDRO ALIBRANDI

GIANCARLO ESPOSTI

FRANCO ANSELMI

RICCARDO MINETTI

GIORGIO VALE

NANNI DE ANGELIS

ELIO DI SCALA

SALVATORE VIVIRITO

IVAN BOCCACCIO

RICCARDO MANFREDI

ADRIANA PONTECORVO

PIERLUIGI PAGLIAI

SILVIO FERRARI

FRANCO "MICHELIN" LOCATELLI

VITTORIO FERRI

RODOLFO "MAMMAROSA" CROVACE

CARMINE PALLADINO

FRANCO DE AGAZIO

La tomba di Leda Pagliuca e di suo figlio Riccardo Minetti, 
membro di Avanguardia Nazionale,
morto “suicida” in circostanza misteriose in carcere 
nel Regina Coeli nell’aprile del 1978



Il Secolo d'Italia 19-4-1973


MARIO TUTI nel cinquantesimo anniversario della morte dei fratelli Mattei

Ci sono dei versi dal “mercoledì delle ceneri” di Eliot che mi pare possano essere presi a epigrafe di questa giornata dedicata al devoto e dolente ricordo del sacrificio di  Virgilio e Stefano alla vicinanza dei loro familiari e ai camerati di allora, poi che non spero più di ritornare queste parole possano rispondere di ciò che fu fatto e ormai non si fa più e verso di noi il giudizio non sia troppo severo e prego di poter dimenticare quelle cose che troppo discuto con me stesso e troppo spiego ecco gli anni che passano in mezzo fra cancelli inferiate e lungo esilio passano gli anni passati e nuovi non ravvivano dove ritroveremo la parola e la coscienza, dove risuonerà la parola e l’azione non qui che qui il silenzio assorda. O mio popolo cosa ti hanno fatto il tempo giusto e il luogo giusto ecco sono qui e a te mio popolo giunga il mio grido, un grido all’ora e una testimonianza a distanza di mezzo secolo di quegli anni ancora segnati nella mia memoria dall’orrenda immagine di Virginio Mattei avvolto nel fuoco mi ricordo lo sgomento nella sezione dl M.S.I. di Empoli i commenti con i giovani camerati la lettura affannosa dei giornali e poi la rabbia per le indegne provocazioni sulla stampa il volantino di rivendicazione che diceva morte ai fascisti, poi vennero l’assoluzione e le facili fughe dei colpevoli le complicità e le convivenze degli intellettuali, giornalisti, politici che minimizzarono, mentirono, strumentalizzarono, derisero. Mi ricordo ancora l’infame vignetta di Iacopo Fo e ancora altri morti legai a quella storia come Mantakas e i camerati uccisi a Padova e ci fecero comprendere quanto il nostro amore per questa terra e questo popolo fosse diventato amaro, questo paese squallido comodo banale non sapeva che farcene del nostro amore in noi cera troppo orgoglio troppe passioni troppa forza e ci rifiutò perché per noi per l’ Italia pretendevamo di più pretendevamo il meglio e cosa ancora più imperdonabile avevamo ragione! Ma oggi non è il momento delle accuse e delle recriminazioni e il momento del compianto e del dolente ricordo di Stefano e Virginio e del loro martirio ed è per questo che siamo qui oggi ma per gli altri giorni dell’ anno il loro sacrificio e la sostale impunità dei loro assassini e dei loro tanti favoreggiatore è un atto d’accusa che elevo soprattutto a me stesso si e allora oggi batto il tamburo per i nostri morti e a loro mi appello, la luce che portavano l’abbiamo fatta spengere e ci resta solo oscurità cenere paura, a loro mi appello perché anche il mio cuore torni a radere come un tempo, mi appello ai nostri camerati caduti coloro che scelsero e si opposero e non vollero arrendersi come io allora scelsi e mi opposi, mentre ora con l’avanzare degli anni e il declinare delle forze anche la volontà e il cuore stanno venendo meno e non sono contento, non sono contento per i loro carnefici senza punizione per la magistratura inerme per quei politicanti che su di loro specularono e ancora speculano per i giornalisti che ancora infangano la loro memoria non sono contento di me del mio essere incapace di dare loro giustizia non sono contento di un ambiente perso tra vanità  e giustificazioni perso nelle parole, per il resto dell’anno se il sacrificio dei fratelli Mattei non ci ha dato la forza e il coraggio di continuare la loro lotta e di vendicarli ci dia almeno la vergogna la penitenza per la nostra paura sperando allora che i nostri camerati caduti abbiano pietà di noi e che il nostro spirito fragile sappia finalmente ribellarsi il cuore perduto si rinsaldi e ritrovi la sovranita potenza della lotta, gli anni passano e non vi è luogo di grazia per coloro che solo parlano e non agiscano